Roba da Rocker, recensione Genuine - Echotime Fan City

lunedì 20 maggio 2013

Roba da Rocker, recensione Genuine

Genuine - Echotime

Ambizioso. E’ questo il primo aggettivo che viene in mente tentando di descrivere Genuine, e oltre a essere il primo, è forse quello più adeguato. D’altronde come definire un concept album di 18 tracce, di un genere che la band definisce “Cinematic Progressive Metal”, che rappresenta anche il debutto degli Echotime? Ma andiamo con ordine.
Genuine è la storia in quattro scene di Daniel Anthony, un ricercatore chimico che vive nella città immaginaria di Leadtown. Il mondo in cui vive è una trasfigurazione della nostra società, con i suoi problemi di corruzione, ingiustizie, lotte per il potere, di cui Anthony finisce per cadere vittima (non riveliamo troppo per evitare spoiler).

Le 18 tracce di Genuine fanno talvolta da colonna sonora descrittiva dell’ambientazione, delle situazioni, delle scene, talvolta sono una vera e propria narrazione, compresa di dialoghi. Ambizioso dicevamo: realizzare una tale struttura richiede ben più che chitarra, basso, e batteria, e infatti, già dall’apertura, “The cage” sorprende per la ricca produzione, capace per tutta la durata dell’album, di dipingere le ambientazioni grazie a intermezzi composti da cori, melodie pianistiche, strumenti da orchestra, voci provenienti da speaker, e altro.

Tutto questo però è un contorno al pezzo forte, che rimangono le dieci canzoni vere e proprie, quelle in cui gli Echotime ci fanno assaggiare il loro Cinematic Progressive Metal. Il nome, ambizioso anche questo, potrebbe suonare sospetto all’ascoltatore non amante degli intricati passaggi delle band progressive, che spesso si abbandonano in lunghi virtuosismi o in complesse parti che possono suonare persino sconnesse. L’ambizione può portarti molto in alto o farti precipitare in fondo; in questo caso l’ambizione cammina a braccetto con una notevole maturità, sorprendente per un album di debutto, una maturità rivelatrice di esperienza live e di orecchie aperte verso varie influenze musicali. I risultati si avvertono soprattutto nell’intenzione: l’attenzione della band è sempre ben focalizzata sulla riuscita, sulla fluidità dei pezzi, e sul raccontare la storia; i ritornelli si dissolvono in maniera naturale in melodici assolo di chitarra o di tastiera; le parti vocali vedono alternare il cantato più classico con falsetto, dialoghi, cori; i cambi di ritmo non sono mai spiazzanti o fuori posto; il tutto mai fine a sé stesso, ma sempre al servizio della scena, della storia.

Ma è la musica la portata principale, non la storia: l’ascoltatore non interessato al concept, potrebbe tranquillamente decidere di ignorarlo e godersi Genuine per il puro contenuto musicale, piuttosto ricco di sfumature, dal metal di “The Choice”, alla complessità di “Show your faces on TV” fino alla tormentata ballata “Echoes” giusto per citare un paio di esempi. Ma pare fuori luogo parlare delle singole tracce quando ci si trova davanti un album così ben amalgamato e compatto.

La traccia finale “The Question” infatti, ci lascia non solo con un finale enigmatico, ma anche con la sensazione di avere ascoltato un flusso continuo di musica piuttosto che un mucchio di canzoni raggruppate insieme; questo testimonia la riuscita del progetto, ma fa anche emergere quella che è forse l’unica pecca di Genuine: anche dopo ripetuti ascolti, rimane la sensazione che all’album manchi qualcosa…qualche hook: quel ritornello, quel riff, quel qualcosa di accattivante che rimane in testa all’ascoltatore, quel qualcosa che sia in grado di arpionare anche un ascoltatore casuale, e la cui mancanza è forse il punto in cui risiedono i maggiori margini di miglioramento degli Echotime.

Se non altro questo lascia curiosità verso il prossimo capitolo della loro discografia, con la band che si è messa in una posizione decisamente scomoda: dare seguito a un disco ambizioso, molto elaborato e ben riuscito (un problema decisamente invidiabile!). Nessuna fretta di soddisfare questa curiosità però, perché nel frattempo si può continuare ad assaporare ed esplorare Genuine, un album che in virtù delle sue numerose sfumature, sembra svelarsi pian piano di più ad ogni ascolto.

Giuseppe Gib
Roba da Rocker

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